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Il Lotto da 100 pezzi Collezioni dell'Evento Game Vibes 2025 by EDU-UNC Umbria presenta il lavoro dell'analista ESG Chiara Oppedisano.

  • Immagine del redattore: Lisa Proietti
    Lisa Proietti
  • 26 nov
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 3 giorni fa

L'evento "Game Vibes" by EDU-UNC Umbria è alle porte, grazie alla guida del suo Project Manager, l'orsetto Sun e della sua Fashion Stylist, Blu!


Persone e Giocattoli stanno lavorando con passione, da ormai tre mesi, per dare una seconda vita a migliaia di componenti provenienti dai pianeti 'Giocattolo', 'Vestiario' ed 'Editoria' come hanno condiviso, settimanalmente, il lotto vestiario 'Sogno' e il lotto vestiario 'Vintage', il lotto editoriale 'Romantico' e il lotto editoriale 'Collezionabili', le ultime new entry accudite e le ultime scelte intraprese in materia di packaging.


L'Area 'Progettazione, Ambiente e Territorio' dell'UNC - Unione Nazionale Consumatori - Umbria, nelle persone di Damiano, Lisa, Chiara, Ludovica e Simone - a braccetto con gli Incubatori di Progetto 'I Bauli della Memoria' e 'RifiutiPreziosi' - crede nell'importanza di una dimensione ESG (Environmental, Social, Governance) per qualsivoglia progetto che tratti la vita e realizzi, di fatto, Eredità Collettive.


In attesa dell'evento multi-associativo del 6 Dicembre 2025, il policromatico Lotto 'Collezioni', nelle sue 100 super componenti, presenta l'abstract dell'attività di analisi a matrice ESG svolta da Chiara Oppedisano rispetto al pianeta Vestiario, perché Game Vibes non è "soltanto" Dono eclettico, ma anche Riflessione responsabile multi-comparto:


"L’analisi svolta ha avuto come oggetto i vestiti donati dai membri dell’Associazione UNC Umbria e da sostenitori esterni. Ogni capo è stato selezionato e valutato singolarmente con l’intento di ridargli una nuova vita, inserendolo in un percorso di economia circolare e riduzione degli sprechi.

Con il supporto del nostro Project Manager, l’orsetto Sun, abbiamo organizzato in modo funzionale lo spazio di lavoro dedicato, suddividendo gli abiti nelle categorie 'Uomo', 'Donna' e 'Bambino'. Questa scelta ha permesso di avere fin da subito una visione chiara delle quantità ricevute e di garantire a ogni capo un trattamento adeguato: i vestiti sono stati arieggiati, ripiegati o appesi negli stand dedicati per preservarne la qualità.

Grazie alla collaborazione con la nostra Fashion Stylist, la sirenetta Blu, abbiamo realizzato un’analisi approfondita, finalizzata a individuare le principali caratteristiche dei capi donati, con particolare attenzione alla qualità dei materiali, alla provenienza e alla possibile estensione del ciclo di vita.

In totale sono stati raccolti oltre 500 capi e, di questi, 100 sono stati selezionati come campione rappresentativo, suddivisi in tre macroaree:

1. Made in Italy: Capi prodotti o rifiniti in Italia;

2. Fast Fashion: Marchi riconducibili alla produzione intensiva e a basso costo;

3. Marchi indipendenti / Produzioni non tracciabili. Questa categoria comprende piccoli marchi, capi artigianali, micro-brand locali o capi con etichette incomplete, ovvero privi di informazioni chiare sulla filiera; è stata introdotta per garantire una classificazione più trasparente e metodologicamente corretta, considerando la crescente presenza sul mercato di produzioni ibride difficili da collocare nelle altre due categorie.

Dall’analisi del campione è emerso che il 55% dei capi appartiene al 'Fast Fashion', tale dato riflette le attuali abitudini di consumo caratterizzate da acquisti frequenti e minor attenzione alla durabilità del prodotto. Si tratta di un fenomeno coerente con quanto avviene a livello globale: il fast fashion contribuisce in modo significativo alle emissioni di CO₂ e alla produzione di rifiuti tessili, evidenziando l’importanza di iniziative di recupero e riuso come la presente.

Il 28% dei capi rientra nella categoria 'Made in Italy', tuttavia, questo non rappresenta automaticamente un indicatore di qualità o sostenibilità: molti capi presentano solo la rifinitura finale in Italia, mentre materiali e lavorazioni avvengono altrove. Ció comporta impatti ambientali importanti legati ai trasporti, all’uso di fibre sintetiche non biodegradabili e alla scarsa tracciabilità della filiera. Tra questi, è emersa anche la presenza di alcune giacche artigianali realizzate da piccoli produttori italiani che hanno dimostrato un’elevata qualità e resistenza nel tempo, rappresentando un modello virtuoso di sostenibilità locale.

Il 17% restante è composto da marchi indipendenti o produzioni non tracciabili, categoria che mette in luce una criticità diffusa nel settore moda: la mancanza di informazioni chiare sull’origine dei capi. Tale aspetto costituisce una sfida importante in chiave ESG, poiché la tracciabilità della filiera è un elemento fondamentale per garantire qualità, eticità e ridotto impatto ambientale.

Oltre ai dati tecnici, l’elemento che è emerso con più forza nel corso del Progetto in esame è il valore umano generato durante il suo processo: prima all’interno del suo team e poi con ogni persona che ha donato anche un solo capo.

Donare un vestito significa evitare uno smaltimento improprio e contribuire concretamente alla riduzione dei rifiuti tessili, favorendo la logica del riuso e prolungando il ciclo di vita dei materiali. In un mondo in cui oltre il 60% degli abiti prodotti ogni anno finisce in discarica o negli inceneritori in meno di dodici mesi, questo gesto assume Significato sia per l’ambiente sia per la cultura del consumo responsabile.

Chi ha partecipato ha dimostrato attenzione verso ciò che ha indossato e la volontà di attribuirgli un nuovo valore, Valore che guarda al Futuro e si contrappone alla visione dei capi come rifiuti, sostenendo invece un approccio circolare, consapevole e rispettoso dell’ambiente."

Chiara Oppedisano, braccio destro dell'Executive Manager, Lisa Proietti,

dell'Evento a matrice ESG 'Game Vibes' 2025 by EDU-UNC Umbria


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