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Immagine del redattoreLisa Proietti

Un tappeto di fragole, trama soave e profumo inebriante, aspettando il 24 Giugno...

Aggiornamento: 24 giu

Il 12 Giugno 2024, mi trovo a vivere un raro ecosistema collinare nel centro Italia; in una sezione di bosco a terrazzamenti, tra lecci e arbusti di viburno (già fiorito) e lillà (ancora non fiorito), è esploso un vasto tappeto di fragoline spontanee in tutta la sua preziosità di trama e profumo: dall'alto, uno schema multiforme di puntini rossi (chissà quale figura comporrà...?) richiama il senso dell'olfatto e, dal basso, un'istallazione raffinata di mini lampioni rossi richiamano il senso del gusto.


Da gentile 'funambola' quale sono, annusando e assaporando le mie fragoline di bosco, mi adagio a terra per osservare questo "mercato rionale" in piena attività, memore degli insegnamenti esperienziali appresi, oltre vent'anni fa..., da mio padre Gabriele, durante una delle sue lezioni nel Corso di Laurea in Tecniche Erboristiche, e dalla mia amica Silvia, durante un suo esame in Scienze Agrarie: formiche affaccendate percorrono direttrici senza sosta, mentre più adagio ai loro incroci si affacciano chiocciole e coccinelle, sopra di loro farfalle e mosche affollano lo spazio aereo insieme ad altri innumerevoli insetti dei quali mi sfugge il nome scientifico a favore di quello dialettale tramandato dai miei avi (che ometto in questa sede, sarà un'altra storia!).


Mi soffermo a riflettere sull'importanza, ancora una volta, delle erbe spontanee che "ovattano" in questo caso le piantine di fragola; le c.d. "erbacce" possono rendere questo tappeto magari "impreciso" agli occhi umani nei contorni o rispetto all'omogeneità degli ingombri, ma questo stadio è naturale e vitale per la delicata pianta, per il suo miglior sviluppo e propagazione, trattenendo e drenando l'acqua e l'umidità nel terreno, proteggendo i delicati fiori che precedono i frutti e le radici ramificate "a cascata".


Come ogni anno, in questa stagione, suggerisco alle nuove generazioni che mi seguono, appassionate del genere, di avere pazienza..., "ascoltare" i ritmi sottesi del microcosmo osservato e mettersi nei panni dell'Ambiente lasciando per un attimo quelli dell'Uomo, solo allora apparirà chiaro e semplice il da farsi: attendere per estirpare le erbacce, per rimuovere quel soprabito "sgradito" alla nostra vista puramente per motivi estetici, per non provocare danni irreparabili...


E con questi pensieri mi accingo a raccogliere "gli occhi della Madonnina" (nome gergale in Umbria tramandatomi da mia nonna Emma) e fiori di malva tra le erbe, lungo il perimetro di un tappeto di fragole per non danneggiarle, aspettando il 24 Giugno...: il rito di San Giovanni, che omaggio ogni anno da quando ho memoria...



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